[con questo post introdurremo una rubrica (assolutamente randomica) che commenterà film, serie, videogiochi, romanzi e la loro capacità di rappresentare le comunità marginalizzate. se hai domande, suggerimenti etc, sei sempre ә benvenutә. salvo dove diversamente indicato, i commenti saranno privi di spoiler. la primavera sta assopendo la nostra fantasia: si accettano suggerimenti per il titolo.]
Antebellum è un thriller del 2020 che cerca di seguire la linea lanciata da Jordan Peele con Scappa – Get Out e Us, ovvero usare il weird per riflettere su cosa sia il razzismo, su quale sia il nostro rapporto con l’altro, le nostre responsabilità.
qui c’è un’ottima critica al modo in cui le persone nere vengono rappresentate nel film. in generale, Antebellum ha messo in campo due tipi diversi di marionette vuote, prive di spessore, tridimensionalità. ci sono le persone bianche cattive in modo randomico, crudeli in quanto crudeli, punto. le persone nere non sono nemmeno “buone” ma solo vittime, affidando la narrazione a un altro tropo problematico, quello della persona (spesso donna) nera sofferente.
potrebbe sorprendervi, ma lo sguardo pietista fa danni tanto questo quello carico di odio. ci torneremo in futuro.
da un’ottica più ampia, Antebellum si porta dietro un problema comune a molte storie sviluppate da una prospettiva da salvatricә biancә/cis/etero, ed è l’attribuire al soggetto cattivo di turno dei comportamenti estremi.
partiamo da un presupposto: personalmente ritengo ogni narrazione politica, ma alcune di queste si propongono come tali in modo innegabile. di solito prendono quello che è il tema caldo del periodo e ci dicono “le cose stanno così, sveglia!”.
quando l’idea è quella di fare una storia così esplicitamente politica, possiamo immaginare che alla base ci siano degli obiettivi: ad esempio di denuncia di una situazione ritenuta inaccettabile, o una richiesta di cambiare lo status quo in favore di qualcosa di più rispettoso e inclusivo. in fondo ogni politica deve promuovere un certo modo di fare, e se un medium artistico vuole invitarci all’azione, cercherà di dirci anche chi deve agire, per chi e per come. film come Antebellum sono però controproducenti, e per molti versi fanno il gioco dell’oppressorә, perché ci deresponsabilizzano.
quando parliamo di oppressione sistemica, che sia per questioni razziali, di genere, di identità di genere etc, sistemica è la parola chiave. vuol dire che tutto quello che avvalla l’oppressione striscia nel quotidiano, si insinua nei gesti che facciamo anche noi, perché a nostra volta collaboriamo al mantenimento di quell’oppressione. lo facciamo quando nostra madre fuori dal supermercato si lamenta di “quel n* che chiede i soldi” e non diciamo niente. quando al bar il nostro amico indica “guarda quella t*, le darei una botta in testa e me la farei nel cesso” e noi ridiamo. quando nostro fratello per offenderci urla che “guidi a Mario Kart come un h*” e noi gli diamo un pugno, offesә. quando in palestra l’allenatore bisbiglia “quella sembra un tra*” e facciamo finta di vomitare.
quando perdoniamo ai politici determinate uscite “perché i problemi veri sono altri”. quando attacchiamo chi cerca rispetto e urliamo alla censura, alla cancel culture. quando ci accorgiamo del razzista/sessista/omolesbobitransfobico dentro di noi, e ci giriamo dall’altra parte.
Antebellum ci aiuta a girarci dall’altra parte. ci dice “nel mondo c’è un problema di razzismo, e il razzismo è questo estremo qui, questa cosa assurda. tu non c’entri niente, tu sei innocente”. altri film e serie ci dicono che “il maschio cattivo” è lo stupratore (seriale), che l’omofobo è quello che mena, che l’abilista è quello che mena (di nuovo, perché esiste solo la violenza fisica, mai psicologica, come ci ricorda di nuovo Antebellum).
se una storia riconosce la sua politicità, non deve farci stare comodi. se prendiamo ad esempio un altro film esplicitamente critico come Promising Young Woman, qui ogni personaggio, ogni comparsa ci dice dal primissimo minuto che tuttә siamo parte di un sistema sessista che copre e assolve costantemente sé stesso (e in modo quasi metacinematografico, è successo a Carey Mulligan proprio per Promising Young Woman). ciò che è stato fatto a Nina è stato possibile anche grazie ai tizi che fischiano per strada a Cassie, grazie alle scelte fatte dai “bravi ragazzi”.
in soldoni: possono esserci due modi per narrare l’esperienza del margine. possiamo fare storie che in superficie ci fanno passare per dellә alleatә, ma che in realtà servono ad assolverci. oppure possiamo ascoltare le voci di chi fa parte di quel margine, i loro bisogni, le loro speranze. riconoscere umilmente le nostre responsabilità, e aiutare altrә come noi ad uscirne.
voto per Antebellum: 5/5 MBEB