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creepy cute commie pack

  • what the pack?!?

Tag: sesso

coercizioni socialmente accettate

Posted on 2021/02/02 - 2021/03/17 by queerwolf

tw: coercizione, abuso

 

disclaimer: aver appena concluso Promising Young Woman potrebbe rendere questo post non molto lucido. mi sto ripetendo che è un blog, che è personale, non deve essere una prova costante di perfezione, vero? 🙁

 

quando si parla di una mancanza di cultura del consenso, di solito si tende a prendere come riferimento i risultati estremi: violenze e abusi sessuali e psicologici (i secondi, già meno).

ma ragioniamo di cultura e non di, che ne so, “attitudine del singolo allo stupro”, perché questi sono elementi pervasi del quotidiano, che si manifestano anche in cose piccole.

inutile dire che mettere la luce solo sugli estremi è comodo, perché così possiamo dirci: “ehi, ma io non faccio nulla di male, noiose femministe del cavolo!” (e c’è chi riesce a dirsi innocente anche dopo aver commesso uno stupro, per dire).

ma quella pervasività è un punto centrale su cui battere, perché va a creare la rete di convinzioni e sicurezze che fanno poi sentire il Gian di turno nel giusto quando compie qualcosa di più pesante.

da questo punto di vista, il modo in cui gestiamo il dialogo è emblematico.

 

prendiamo CisTizio.

 

conosco CisTizio su Tinder una settimana fa. lo avviso subito: guarda, non incontro nessuno da mesi, e non lo farò fino a quando non mi sarò fattә i vaccini.
lui mi dice che certo certo, va tutto bene. si chiacchiera un poco, niente di eccezionale, ma almeno è gentile (ormai le aspettative sono davvero basse quando mi avventuro sui frocial).
passa una settimana, si arriva a ieri sera.

CisTizio: “quando vieni a giocare con me?”
QueerWolf (sbuffo interiore su giocare): “dipende sempre da questa fottuta pandemia, e da quando potremo vaccinarci :D”
CT “io volevo invitarti già stasera”
QW “come ti dicevo, non posso”
CT “ma stiamo mascherati, distanziati, ti coccolo”
QW “Non mi vengono in mente modi per coccolarsi ad un metro di distanza XD” (cerchiamo di buttarla sul ridere)
CT “Va bene ho capito, mi scrivi se ne avrai voglia”

eccoci.
questo piccolo cambio di tono è un esempio di azione coercitiva. niente di epocale: non è che mi ha detto “se non vieni a casa mia ti brucio la casa”. no. ha cercato però di farmi sentire dalla parte del torto.

e tra l’altro è chiaro che CisTizio ha in mente una cosa ben precisa, ma non la dice.

CisTizio non vuole le coccole, vuole scopare, ma non si può dire ti va di scopare? perché è una frase da “cattivo ragazzo”, e perché è una cosa rischiosa sia per il proprio ego (pesa il rifiuto) sia per eventuali responsabilità.

perché fintanto che rimani nella zona dei grigi, dei sottintesi, nessuno potrà dirti che hai sbagliato qualcosa. potrai dire che è stato un equivoco, che scherzavi, etc etc. “su, QW, ti ho detto che voglio giocare, sei tu che pensi sempre a quella cosa!”
quando CisTizio vede che al sesso non ci arriva con le buone, punta su altro: cerca di attivare un mix di senso di colpa e buona educazione che mi facciano dire: “ehi, scusa, non volevo offenderti”.

credo sia una cosa così banale e comune da averla vista oramai migliaia di volte.
ma visto che non imparo mai nulla, la sua strategia funziona: temo subito di averlo fatto arrabbiare (trigger personale), e gli chiedo se sia così.

CT: “Al contrario: non vorrei passare per incosciente, cosa che non sono. Mi tampono ogni 15gg per lavoro, e ti ho invitato ma non ti metterei mai a rischio, non voglio passare per quello che non sono”.

qui CisTizio sa di essere ancora in gioco. ma avendo qualche decennio di esperienza alle spalle, alimenta ulteriormente il senso di colpa della persona dall’altra parte.
che non capisce un cavolo.

QW: “Ma che carino. Non ti preoccupare, non ti avevo giudicato, ma preferisco assecondare le mie paranoie”.
CT: “E allora fidati, e lasciati andare”

ok, qui anche io mi sono svegliatә, finalmente.
e mi sono reso conto di quello che stava accadendo.

CisTizio ha tirato fuori il lasciapassare universale, quello del sono un bravo ragazzo.

è lì, tra le righe: mi dice che ci rimane male perché si è sentito giudicato come una persona irresponsabile “ma faccio i tamponi ogni 15gg”.

mi dice di fidarmi, e di lasciarmi andare. che non c’è nulla da temere, no? giusto un bicchiere di succo e due chiacchiere tra adulti, cosa vuoi che sia QueerWolf?

vuoi davvero rifiutarmi, QueerWolf? perché i bravi ragazzi non si rifiutano, mai.

il mondo è pieno di cattivi ragazzi, di quelli che davvero ti fanno del male. e tu vuoi rifiutare uno come me?

vuoi passare dalla parte del torto, QueerWolf? perché solo le cattive ragazze rifiutano i bravi ragazzi.

lo vediamo in ogni film e serie televisiva, a partire da quel produttore di “bravoragazzismo tossico” di Ted Mosby .

 

i bravi ragazzi di questo tipo sono dei veri padroni della comunicazione coercitiva.

in fin dei conti sono stati bravi ragazzi quello che mi ha violentato, quello che ha provato a farlo, e quello che mi ha trascinato in una relazione tossica e abusiva.

nessuno di loro girava con una pistola e con la scritta “spaccoculetti” tatuata sul braccio.

nessuno di loro aveva la fedina penale sporca per qualcosa.

in compenso, hanno sempre saputo dire quanto esageravo, quanto la facevo grossa, e quante cose dimostrano che sono dei bravi ragazzi.

 

ma non è così difficile essere un bravo ragazzo, se proprio ci tieni. bastano due cose:

  1. dicci in modo chiaro cosa vuoi. non è un peccato voler scopare, mentre è scorretto cercare di arrivarci in modi che minano l’agency dell’altra persona.
  2. il rifiuto si accetta, bona.

anche se fa male: non è un giudizio sulla tua persona. è solo l’espressione di un bisogno.

si dice no perché non siamo sicurә della situazione o di noi stessә.

perché sappiamo che abbiamo mangiato pesante a pranzo e sarebbe un disastro.

perché il nostro cuore è pieno di casini e non vogliamo aggiungerne un altro.

perché venere è in opposizione e l’unica cosa libidinosa è la pizza ananas e cotto.

perché non ci va con te, punto, succede.

 

Nisi Shawl e Cynthia Ward in “Writing the other” hanno dovuto scrivere un intero capitolo iniziale per far capire a chi legge il loro saggio che, ehi, abbiamo tuttә pensieri razzisti e misogini perché la nostra cultura è razzista e misogina. quello che dipende da noi, è il decidere se fare pace con questa cosa e trovare un modo per cambiare, o se metterci sulla difensiva e iniziare a riempire i social di #notallmen #notallwhite #notallcishet

e siamo o siamo stati tutti in qualche modo degli abusatori. fa male, ma è lì. cazzo, la cultura romantica è piena di cose tremende come baci dati a donne incoscienti e storie dove se insisti e insisti alla fine la conquisti, perché lei non lo sa che è tua, ma tu sì, e la avrai (spoiler: le persone non si possiedono). il passo è dirci: ok, ora la cosa mi è chiara, cosa posso fare per cambiare?

 

ps: ovviamente, il bravo ragazzo, quando gli ho detto che no, non sarei uscito con lui ieri sera, mi ha ghostato. perché il bravo ragazzo è tale solo quando ha qualcosa da guadagnare.

 

Posted in la tanaTagged abuso sessuale, coercizione, sesso, stupro

Porno, sesso e infelicità

Posted on 2020/12/05 - 2021/03/17 by queerwolf

TW: si parla di sesso in modo informale.

 

in questi ultimi mesi il mio rapporto col sesso si è incasinato. non che sia stato mai particolarmente sereno, però l’anno passato avevo iniziato a superare alcune paure, a sperimentare almeno durante la masturbazione. poi qualcosa si è bloccato. il desiderio va e viene, e quando viene non sa che voce darsi. una cosa che mi ha colpito, è che quando ho parlato di questa cosa a persone vicine spesso mi son sentito dire “Anche io”. immagino che pandemia e dispositivi di distanziamento sociale abbiano le loro responsabilità: il sesso spesso è un atto di fantasia, e la fantasia è un palloncino ancorato al reale, e questo reale per moltu di noi da mesi esclude o complica il contatto fisico.

ma sono dell’idea che le crisi non creino problemi ma li esasperino, e che i disagi che proviamo ora fossero lì dietro l’angolo ad aspettarci. e quindi ho iniziato a ragionare sul principale produttore di fantasie sessuali della nostra società: il porno.

le considerazioni che seguono sono davvero banali, ne sono consapevole. però a volte inseguiamo così bene le soluzioni più complesse da dimenticarci le risposte più ovvie. scriverle mi ha aiutato a fare un po’ più di ordine in testa, e spero che possa aiutare qualcunu di voi. premetto infine che le mie riflessioni fanno capo alla pornografia omosessuale, ma visto che la comunità gay è sempre stata bravissima nel prendere il peggio dal mondo eterosessuale, immagino che molti punti siano sovrapponibili.

 

nel porno gay c’è uno stereotipo fisico che è “normale”, dove “normale = a cui ambire, pregiato”. lo si comprende perché non ha un suo tag specifico, non finisce in un kink, in una categoria. questo ubergay nasce dall’intersezione tra un discorso di età (a spanne dai 22 ai 32 anni), fisicità (né twink né bear, magro ma non troppo, muscoloso ma senza eccessi, assolutamente non grasso dove grasso = 0,0005% di ciccetta sulla pancia), colore della pelle (bianca), abilità (totale), aderenza al ruolo di genere (100% legato alla mascolinità egemone, sempre sessualmente arrapato e arrapabile). basta distanziarsi di un fattore da queste possibilità per diventare non una persona, ma una categoria pornografica.

poi si aggiunge la rappresentazione dei ruoli sessuali, dove la differenziazione ricade su ciò che si fa. in linea di massima il confine netto è tra attivo e passivo, e la definizioni di chi è cosa ricalca in modo chiaro la divisione di ruoli di genere etero. l’idea della versatilità merita già una categoria a sé (flip flop). la regia è la maggior parte delle volte una celebrazione dalla prospettiva dell’attivo, che viene dipinto come un dominatore, vuoi attraverso le posizioni assunte (pompini ricevuti spaparanzato sul divano mentre l’altro è inginocchiato; in piedi con prospettive dal basso, dove l’attivo sembra gigantesco, o dall’alto, dove il passivo è palesemente sovrastato; si scopa da dietro a quattro zampe; e via di seguito) vuoi dalle cose che accadono (sborrata in faccia). spesso è un attivo “totale”: se è rappresentato del petting, non tocca il cazzo del passivo, non lo spompina. spesso non fa nemmeno del rimming: il passivo d’altronde è noto che è rilassato e dilatato a sufficienza quando l’odore di testosterone riempie l’aria, quando è chiaro che avrà l’onore di ricevere un VERO CAZZO™. tra i due, quello dell’attivo è il ruolo più performativo (benvenuta mascolinità tossica) e che non concede errori di rappresentazione: pose sempre tese, verseggi da “vero maschio” (yeah, ah, fuck!), ritmi penetrativi da martello pneumatico. non è insolito che lui venga, il passivo no. in fondo, il cazzo nel porno come nel mondo reale è il centro dell’universo, e spesso le inquadrature sono per lo più dedicate a lui e a ciò che fa o riceve.

e poi c’è il modo in cui viene narrato l’atto sessuale: come un atto penetrativo che culmina nell’eiaculazione. tutto quello che c’è prima, è in funzione della penetrazione. si comprende bene anche nei teaser, in quei video sotto i dieci minuti che devono poi invogliarti a sottoscrivere un abbonamento o comprare il film: seghe, pompini, baciotti, dialoghi occupano la maggior parte del tempo perché non sono importanti. quel che conta è la penetrazione, e/o l’eiaculazione: alcuni teaser si fermano dopo pochi colpi in culo, altri si bloccano nel momento in cui l’attivo sbora. vista la loro funzione commerciale, il messaggio è chiaro: ciò che vuoi comprare viene dopo, tutto il resto non conta.

se il filmato si concentra solo su un aspetto del petting (sega, pompini) già siamo in una categoria separata, in un kink (e visto che la fantasia è ancorata al mondo reale, nel quotidiano spesso queste cose non sono definite come sesso, non sono indici di superamento di quel, ehm, grande traguardo che è la perdita della verginità). il mondo delle coccole post orgasmo non esiste. le cose altre (sado, pissing, frotting, momenti di tenerezza etc etc etc) sono per l’appunto altre: non sono il centro del porno penetrativo che, di nuovo, passa per “normale = migliore”.

 

tutte queste cose sono importanti non solo perché condizionano il modo in cui costruiamo e rappresentiamo le nostre fantasie (tra l’altro, la definizione del consenso nel porno è praticamente assente, la coercizione e forme più o meno esplicite di stupro sono frequenti), ma visto che il porno costruisce il nostro immaginario sessuale, ci dicono anche se siamo o meno degni di attenzioni e affetto nel mondo reale.

le chat di gay dating seguono con le loro codifiche esattamente quelle che troviamo nel porno: tag fisici, tag di ruolo, tag di kink. si specifica ciò che esce dalla norma. se sento e desidero cose diverse, allora sono fuori dalla norma, da quella norma che in automatico è giusta. e se gli altri vogliono cose diverse da me, ed io ho una sessualità che (sembra?) aderire perfettamente a quell’immaginario, allora gli altri sono sbagliati o, al massimo, sono funzionali al mio divertimento esotico per una volta o due.

ma il sesso e il desiderio sessuale e le espressioni identitarie non sono mai sbagliate una volta che c’è il consenso e, soprattutto, non sono mai “normali”. abbiamo costruito un’identità variegata e complessa su un bisogno primario come quello dell’alimentazione (con un sacco di altri problemi) e, nazionalismi idioti a parte, è raro che qualcuno ci neghi la possibilità di costruirci la nostra nicchia alimentare fatta di cose che ci piacciono, di cose che non ci piacciono, e di combinazioni che ad altri sembrano strane (anche se poi trovare determinati prodotti diventa comunque difficile e costoso). dovrebbe essere lo stesso per il sesso, che è un bisogno primario a sua volta, uno strumento comunicativo e di piacere.

quando vado al supermercato, non trovo un reparto marmellate pieno di giganteschi barattoli di confettura di albicocca, illuminati e ben esposti, pubblicizzati, mentre quelle di arance, mandarino, prugna, pesca vengono nascoste dietro, messe in lontananza, confezionate in barattoli minuscoli, posizionate nell’ombra. e nessuno mi guarda male se ignoro le marmellate per fare scorta di crema al pistacchio.

 

la metafora alimentare fallisce comunque in un aspetto: per quanto si dica “siamo ciò che mangiamo”, non siamo mai davvero una marmellata di more o una confettura di fragole. quando invece si tratta di sesso e pornografia, siamo anche la parte rappresentata. e il porno mainstream ci sta dicendo costantemente che se non siamo confetture di albicocche, nessuno ci vorrà mai. che è letteralmente quello che rimarcano Grindr, Gay Romeo, ma anche app miste come Tinder: esiste una sola rappresentazione (binaria), una sola “scelta” sessuale (etero o gay), una sola rappresentazione erotica (penetrativa ed eiaculativa).

fortunatamente stanno nascendo nuovi modi di fare pornografia, o si stanno valorizzando voci che da decenni lottano contro questa rappresentazione (Annie Sprinkle, Candida Royalle), ma sono cose che rimangono lontane dagli ambienti mainstream, e che si scoprono spesso tardi, quando una fetta grossa della propria identità è già consolidata. e a volte temo che da lì in avanti si possano trovare solo rattoppi, non nuove definizioni di felicità.

Posted in la tanaTagged porno, sesso6 Comments

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